L’Assistenza domiciliare
Le battaglie degli anni Settanta contro l’emarginazione dei portatori di handicap portano alla contestazione di quella che in passato era la risposta tradizionale ai bisogni della persona con handicap: l’istituto.
Abbiamo visto che il ricovero in istituto era un ripiego alle carenze dei servizi sociosanitari che dovevano essere di appoggio alla famiglia.
Negli anni Settanta si comincia a pensare a soluzioni alternative alle istituzioni totali.
In un primo momento, più che far uscire dalle istituzioni chi da tempo vi era ricoverato, si evita che se ne aggiungano di nuovi.
Un servizio che può in parte rispondere alle esigenze di un portatore di handicap e della sua famiglia è l’assistenza domiciliare.
Questo servizio viene avviato agli inizi degli anni Settanta in alcuni comuni dell’Italia del nord (Aosta, Brescia, Monza) e in seguito si diffonde su gran parte del territorio nazionale.
Scopo del servizio, valido per i portatori di handicap, ma anche per gli anziani e per le famiglie in difficoltà, è quello di togliere le persone dall’isolamento e dall’emarginazione.
L’assistenza domiciliare vuole, infatti, evitare che i suddetti utenti rimangano chiusi nel proprio domicilio e vuole invece stimolare rapporti con l’esterno e con i servizi sociali e sanitari presenti nel territorio.
L’assistenza domiciliare dovrebbe quindi raggiungere, per i portatori di handicap, il risultato di stimolarne l’autosufficienza, di mantenerli nel loro ambiente di vita, evitando così il ricovero in istituto.
Si tratta di integrare le prestazioni che la famiglia può attuare in proprio (come prendersi cura globalmente della persona handicappata, offrire protezione, curare il suo mantenimento fisico e mentale) con alcune prestazioni di carattere sanitario e con prestazioni di tipo sociale.
L’assistenza domiciliare a favore degli handicappati deve comprendere, tra l’altro, il sostegno psicologico per un’adeguata presa di coscienza e accettazione della condizione.
Per raggiungere tale obiettivo, l’assistenza domiciliare assicura determinate prestazioni che siano di aiuto alla persona e ne favoriscano l’autosufficienza.
Può comprendere prestazioni domestiche (cura e igiene della persona, vestizione, preparazione pasti, lavanderia, ecc.), prestazioni infermieristiche (disinfezioni ferite, somministrazione farmaci, trattamenti riabilitativi, ecc.) e prestazioni varie quali l’espletamento di pratiche pensionistiche, interventi per problemi familiari e relazionali, ecc.
Vi sono poi tutte le attività che mirano ad un contatto con l’esterno che hanno uno scopo ricreativo (incontri, spettacoli, iniziative sportive, ecc.) non ultime le attività che mirano ad un corretto utilizzo, nell’abitazione e fuori, delle attrezzature e dei sussidi tecnici necessari ed opportuni.
L’assistenza domiciliare è un servizio che produce effetti benefici purché esso sia compresente ad altri servizi sociali, assistenziali, sanitari e di tempo libero necessari.
Il servizio viene svolto da personale sociosanitario e può essere, secondo la normativa regionale, di competenza del Comune e della ASL.
Alcuni enti locali ricorrono all’appalto del servizio a cooperative.
L’assistenza domiciliare è quindi un servizio che si reca in casa dell’utente, che tenta di dare delle risposte a dei bisogni specifici, senza per questo rinunciare a favorire al massimo lo sviluppo dei livelli d’autonomia personale del portatore di handicap.
Allo stesso tempo, questo servizio è un valido sostegno per i componenti della famiglia dell’utente che non devono quindi rispondere da soli a tutti i bisogni della persona con handicap.
Riassumendo, il servizio di assistenza domiciliare è un insieme di prestazioni integrate, le cui finalità sono:
- favorire la permanenza dell'utente nel proprio ambiente naturale, evitando, qualora non siano strettamente necessari, il ricovero in istituto o l’ospedalizzazione impropria;
- la salvaguardia dell'unità del nucleo familiare, evitando l'emarginazione degli elementi più deboli;
- la rottura dell'isolamento sociale attraverso un idoneo sostegno psicologico teso a stimolare la partecipazione dei soggetti a momenti comunitari e di aggregazione.
G.d.P.