Ambiente&Turismo è la nuova rubrica del nostro ormai fedelissimo ECO-blogger G.d.P.
Oggi ci svela la storia di un luogo fantastico, dai paesaggi e dalle atmosfere sbalorditive per gli occhi e per l’anima. Una storia millenaria che ha impreziosito questo posto meraviglioso di un passato avventuroso che ne ha generato la ricca cultura.
G.d.P. ci racconta Maiori, una perla della costiera amalfitana…
Si ignora quali furono le origini di Maiori, varie e tra di loro contrastanti risultano le posizioni degli studiosi che ne attribuiscono la fondazione ora ai greci, ora agli etruschi, ai Romani e perfino al principe longobardo Sicardo. Non mancano in proposito tradizioni leggendarie come l’intervento della dea Maja o del mitico Ercole, approdato nel villaggio di Erchie con il suo equipaggio di eroi. E’ certo che la sua fondazione seguì le alterne vicende delle popolazioni indigene , colonizzate prima dai greci, poi dagli etruschi , e tra il IV e il III sec. A. c. sottomesse dai romani. Una volta caduto l’impero romano d’occidente per mano dei barbari, nell’839 gli insediamenti costieri si riunirono nel ducato di Amalfi (Repubblica marinara). Il ducato comprendeva tutto il territorio che andava da Lettere a Tramonti sul versante interno e da Cetara e Positano lungo la costa compresa l’isola di Capri. All’unisono ogni universitas (città) conservava la sua autonomia nelle relazioni diplomatiche e militari. Maiori fu il cuore mercantile del nuovo Stato, sede degli arsenali maggiori, dell’ammiragliato, della dogana e del Fondaco del sale. Tra il X e l’XI secolo le navi amalfitane veleggiavano dall’Africa settentrionale alle coste siriaco – palestinesi, istituendo ovunque fondaci ed ambasciate. Sul finire dell’XI secolo Roberto “il Guiscardo riuscì a sottomettere il sud Italia e ad estendere il protettorato normanno anche sul ducato. L’infruttuoso tentativo di ribellarsi sancì la deposizione del Duca e la perdita di ogni privilegio oltre alla espropriazione dei suoi castelli. Maiori e Ravello dissociatesi dalla rivolta all’ultimo momento si salvarono dalla punizione, ma non dai nuovi invasori. Nel 1137 i pisani (della repubblica marinara di Pisa) misero a ferro e fuoco l’intero litorale amalfitano e distrussero tutte le fortificazioni così furono rase al suolo il baluardo di San Sebastiano e la Rocca di Sant’Angelo. Nei secoli seguenti si assistette passivamente al susseguirsi di vari popoli fino alla definitiva affermazione degli spagnoli che, seppur non brillarono per il buon governo, costruirono strade e ponti e, lungo le coste costruirono un imponente sistema difensivo. In questo lasso di tempo, tuttavia, benché gran parte del Regno di Napoli versasse in condizioni di miseria, le cartiere, le fabbriche di tessuti e le concerie, oltre una piccola flotta mercantile, consentirono a Maiori di godere di un certo benessere, che periodicamente le guerre provvedevano ad interrompere. Si arriva così al 1870 ed alla nascita del Regno d’Italia. Le aspettative meridionali ancora una volta rimasero deluse. Parte della popolazione fu costretta ad emigrare, altri si diedero al brigantaggio. Sul monte dell’Avvocata a Maiori è ancora visibile la grotta di Matteo salese, nella quale si asserragliò il feroce bandito. L’8 Settembre 1943 scattò l’operazione “Avalance “ lo sbarco delle truppe alleate che dalla spiaggia di Maiori risalirono il valico del Chiunzi diretti a Napoli. Il 25 ottobre 1954 un’alluvione di portata eccezionale si abbatté sulla costa di Amalfi. A Maiori il fiume Reginna straripò in tre ondate successive portandosi via parte delle borgate settentrionali e tutto il centro cittadino. La ricostruzione stravolse le sembianze della cittadina, spuntarono alberghi e palazzi, ebbe inizio così il destino turistico del paese.
“Un balcone panoramico sospeso tra il cielo ed uno scintillante mare color cobalto, uno spettacolare alternarsi di vallate, promontori ed insenature scavate nella stupenda cornice dei monti Lattari. Stupore e meraviglia colpiscono i visitatori che non possono fare a meno di restare incantati davanti ad un così perfetto connubio tra l’opera dell’uomo e la natura”(Cit. G.d.P.).